Ricostruire
una sinistra rivoluzionaria in Italia e in occidente, in cui i comunisti
fungano da avanguardia cosciente della classe, sembra compito arduo se non una
utopia. Eppure è il compito storico (e militante) da assolvere per la
trasformazione radicale del sistema capitalista, inevitabilmente legato
all’imperialismo e al colonialismo in questa fase. E alla guerra, al genocidio
dei popoli, al terrorismo di Stato e al nazionalismo di Stato. L’”analisi di
fase” decide anche i modi e le forme del rivolgimento rivoluzionario.
L’importanza della ricerca indipendente è essere legata solo ai propri fini, nè
a mode culturali, nè ad equilibrismi accademici. È l’intellettuale collettivo
degli studi subalterni, che ha come punti di riferimento due ’filosofi della
prassi rivoluzionaria’, Mao, e in particolare la guida del processo
rivoluzionario in Cina (1921-1949) e Antonio Gramsci, in particolare la sua
esperienza soviettista all’”Ordine Nuovo” e la straordinaria officina degli
strumenti analitici per la rivoluzione in Occidente che è i “Quaderni dal
carcere”.
La
complessità della rivoluzione, delle sue varie fasi, presuppone una critica a
qualsiasi visione idealizzata o edulcorata del cambiamento politico. Riflette
un approccio insieme filosofico e pragmatico, ideale e realistico, che
riconosce le asperità del portare avanti un cambiamento radicale nella società.
/ cfr. Antonio Gramsci §Quaderno 7 §13 dei “Quaderni dal carcere”; la
definizione di rivoluzione dal “Libretto rosso“ di Mao compare all'inizio del
film di Sergio Leone “Giù la testa”, appena prima dei titoli iniziali.
Citazioni
Mi pare che Ilici aveva
compreso che occorreva un mutamento dalla guerra manovrata, applicata
vittoriosamente in Oriente nel 17, alla guerra di posizione che era la sola
possibile in Occidente, dove, come osserva Krasnov4, in breve spazio gli
eserciti potevano accumulare sterminate quantità di munizioni, dove i quadri
sociali erano di per sé ancora capaci di diventare trincee munitissime. Questo
mi pare significare la formula del «fronte unico»5 che corrisponde alla
concezione di un solo fronte dell’Intesa sotto il comando unico di Foch. Solo
che Ilici non ebbe il tempo di approfondire la sua formula, pur tenendo conto
che egli poteva approfondirla solo teoricamente, mentre il compito fondamentale
era nazionale, cioè domandava una ricognizione del terreno e una fissazione
degli elementi di trincea e di fortezza rappresentati dagli elementi di società
civile ecc. In Oriente lo Stato era tutto, la società civile era primordiale e
gelatinosa; nell’Occidente tra Stato e società civile c’era un giusto rapporto
e nel tremolio dello Stato si scorgeva subito una robusta | struttura della
società civile. Lo Stato era solo una trincea avanzata, dietro cui stava una
robusta catena di fortezze e di casematte; piú o meno, da Stato a Stato, si
capisce, ma questo appunto domandava un’accurata ricognizione di carattere
nazionale. Antonio Gramsci, Q.7
(1930-1931), § ⟨16⟩.
Guerra di posizione e guerra manovrata o frontale, Quaderni dal carcere, ed. Einaudi, 1975, pp. 1249-1250.
La rivoluzione non è un
invito a pranzo, né è scrivere un saggio, fare un quadro o un ricamo: non può
essere così fine, così delicata, compìta, gentile, buona, rispettosa, temperata
e magnanima. La rivoluzione è una insurrezione, è un atto di violenza con il
quale una classe ne rovescia un’altra. Mao Ze Dong, da Libretto rosso, cit. da e.book, a cura di Paolo Mallizi, Fermento,
2016, pos.369.
Il partito
rivoluzionario è la guida delle masse: se il partito rivoluzionario non le
porta sulla strada sbagliata in una rivoluzione, questa non subisce sconfitte.
Se nella nostra rivoluzione vogliamo garantirci che non si vada sulla strada
sbagliata e che il successo sia certo, allora dobbiamo fare attenzione ad
unirci con i nostri veri amici allo scopo di attaccare i nostri veri nemici. Se
vogliamo distinguere i veri amici dai veri nemici, dobbiamo fare una analisi
generale della situazione economica delle varie classi della società cinese e
del loro atteggiamento nei confronti della rivoluzione. [Mao, cit. pos. 381]
Se si vuole il
collegamento con le masse si deve essere in accordo con le esigenze e le
aspirazioni delle masse. Tutto il lavoro per le masse deve scaturire dalle loro
esigenze e non dalle speranze di un individuo, per quante buone doti egli
abbia. Molte volte, sebbene obiettivamente le masse abbiano l’esigenza di
alcune trasformazioni, soggettivamente non ne sono ancora coscienti, non sono
ancora decise, non vogliono ancora realizzare cambiamenti: noi dobbiamo allora
pazientemente aspettare; quando attraverso il nostro lavoro la maggioranza
delle masse ha acquistato coscienza, è decisa, lo vuole, allora si dovranno
realizzare questi cambiamenti. In caso contrario ci separeremo dalle masse.
Ogni lavoro per il quale è necessaria la partecipazione delle masse, se non c’è
la coscienza e la volontà delle masse, scivolerà nel formalismo e fallirà. Qui
ci sono due princìpi: uno è costituito dalle reali esigenze delle masse e non
da quelle scaturite dalle fantasticherie della nostra mente; l’altro l’altro
dalle aspirazioni delle masse, quello che loro stesse hanno deciso e non quello
che abbiamo deciso noi per loro. [Mao, cit.
pos. 448].
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Rivoluzione di lunga durata (Maoismo)
La “rivoluzione di
lunga durata” è un concetto chiave del pensiero di Mao Zedong, leader del
Partito Comunista Cinese. Mao credeva che la rivoluzione comunista in Cina
dovesse essere un processo prolungato e graduale, adattandosi alle condizioni
specifiche del paese. A differenza delle rivoluzioni rapide che avevano avuto
luogo in contesti più industrializzati (come quella russa del 1917), Mao
riteneva necessario un processo di lungo termine, che coinvolgesse ampie masse
contadine e che si concentrasse inizialmente nelle aree rurali per poi
estendersi alle città. Questo approccio prevedeva stadi successivi di
costruzione del potere e di trasformazione economico-sociale, enfatizzando una
strategia di accerchiamento delle città tramite le campagne.
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Guerra di posizione (Antonio Gramsci)
La "guerra di
posizione" è un concetto introdotto da Antonio Gramsci, filosofo marxista
italiano, nel suo lavoro sui “Quaderni del carcere”. Gramsci utilizzava questa
metafora militare per descrivere un tipo di lotta politica che differisce dalla
"guerra di movimento", quest'ultima più simile a una rapida
insurrezione o un'azione rivoluzionaria diretta e breve. La guerra di
posizione, invece, implica una lenta e graduale costruzione dell'egemonia
culturale e ideologica nelle società capitaliste avanzate. Secondo Gramsci,
prima di poter realizzare una rivoluzione socialista, è necessario guadagnare
terreno all'interno delle istituzioni culturali, educative e politiche della
società per consolidare l'egemonia del proletariato.
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Comparazione tra i due concetti
1. Tempo e Strategie
Prolungate: Entrambi i concetti condividono l’idea che la trasformazione
rivoluzionaria non sia un evento isolato e rapido, ma un prolungato processo
strategico. Mentre Mao focalizza la sua attenzione sulle condizioni rurali e
sulla necessità di un supporto ampio e radicato nelle campagne, Gramsci
sottolinea l’importanza di stabilire un’egemonia duratura nelle strutture
culturali e ideologiche.
2. Radicamento Locale e
Progressivo: Sia Mao che Gramsci riconoscono l'importanza di adattare le
strategie rivoluzionarie alle condizioni locali. Mao si concentra sulle realtà
rurali della Cina, mentre Gramsci si riferisce alle società industrializzate occidentali.
Tuttavia, entrambi enfatizzano la necessità di un radicamento progressivo delle
idee e del potere nelle rispettive situazioni.
3. Cambiamento Sociale
e Ideologico: Entrambi i concetti vedono la trasformazione sociale come
qualcosa che deve integrarsi profondamente nella vita quotidiana delle persone.
Per Mao, è questione di costruire il socialismo attraverso fasi e sviluppo
sostenibile dal basso. Per Gramsci, si tratta di guadagnare consenso ideologico
e culturale attraverso istituzioni che riflettono e sostenere i valori
proletari.
In sintesi, pur essendo
emersi in contesti storici e geografici diversi, la rivoluzione di lunga durata
di Mao e la guerra di posizione di Gramsci illustrano strategie di
trasformazione sociale basate sulla durata, il radicamento e l'integrazione
progressiva dell'ideologia rivoluzionaria nella vita quotidiana e nelle
strutture societarie. Entrambi cercano una stabilità e un consolidamento del
potere non attraverso azioni immediate, ma tramite processi lenti e profondamente
intrecciati con le rispettive strutture sociali e culturali. [ChatGPT]
MA
NON È UN PRANZO DI GALA
La frase "La
rivoluzione non è un pranzo di gala" di Mao Tse Tung è una delle citazioni
più famose associate a lui e offre una visione del suo approccio alla
rivoluzione e al cambiamento politico. Questa espressione mette in evidenza la
natura complessa, difficile e spesso violenta dei processi rivoluzionari.
Vediamo più nel dettaglio cosa implica questa affermazione:
1. Contrapposizione
alla Normalità: La metafora del "pranzo di gala" evoca un'immagine di
ordine, raffinatezza e semplicità, un evento dove tutto è progettato per essere
piacevole e confortevole. Mao usa questa immagine per sottolineare che la
rivoluzione è, al contrario, tumultuosa e disordinata.
2. Difficoltà e Sforzo:
La rivoluzione richiede un grande impegno e sforzo. Non è un processo facile o
senza ostacoli, ma piuttosto richiede sacrifici significativi, determinazione e
spesso coraggio di fronte a resistenze e avversità.
3. Violenza e
Conflitto: Mao non si sottrae alla realtà che i cambiamenti rivoluzionari
possono spesso essere violenti. La rivoluzione implica un sovvertimento dei
poteri esistenti e può portare a conflitti sanguinosi e lotte aggressive tra
classi sociali o forze opposte.
4. Imprevedibilità:
Come un pranzo ben organizzato è prevedibile e segue un ordine prestabilito, la
rivoluzione è imprevedibile e caotica. Gli eventi rivoluzionari possono
prendere direzioni inaspettate, richiedendo ai partecipanti di adattarsi rapidamente
a nuove circostanze.
5. Necessità di Azione
Decisa: Mao sottolinea la necessità di un'azione risoluta e decisa per portare
avanti una rivoluzione. Non ci si può permettere incertezze o tentennamenti,
altrimenti l'opportunità di cambiamento potrebbe andare perduta.
In sintesi,
l'affermazione di Mao mette in luce la complessità e la serietà della
rivoluzione, criticando qualsiasi visione idealizzata o edulcorata del
cambiamento politico. Riflette un approccio pragmatico e realistico che
riconosce le dure realtà del portare avanti un cambiamento radicale nella
società.
Mao e Gramsci - img generata AI [ChatGPT]
Mao
e Gramsci hanno anche il pregio di unire Oriente ed Occidente. La nostra
ricerca, come quella della rivista Lavoro Politico del 1967, è indipendente,
non dogmatica, per questo non accademica, accademia che considera politicamente
impropria ogni comparazione. Naturalmente la rivoluzione bisogna organizzarla,
farla, non solo pensarla. Per questo l’accademia non può essere rivoluzionaria.
La rivoluzione è comunque sempre una ‘rottura’ ma dunque un processo dialettico
costituito da fasi, contesti, posizioni, coscienza di classe. E sempre, non è
‘un pranzo di gala’.
a cura di
Ferdinando Dubla
In questo blog vedi
anche
SUBALTERN IA [ChatGPT] - CATEGORIE MAOISTE
la "lunga durata" e la duplice natura della
tigre imperialista
Gli studi subalterni permettono un’estensione delle categorie concettuali
con cui si pensa, per agire politicamente, il presente storico, nè la loro
reductio nè il loro dissolvimento.
Il proletariato viene esteso ai gruppi subalterni e, da astrazione di
classe presupposta, diventa reale motore della lotta delle classi, perchè
inserito nella contesa egemonica. Che è il vero grimaldello che Gramsci offre
nel Quaderno 25 - “Ai margini della storia-Storia dei gruppi sociali
subalterni“ / Il passaggio dalla subalternità all’egemonia è dato però
dall’autonomia, che è politica ma anche culturale. Che fa scaturire la
“soggettivazione”, il soggetto storico agente nella prassi. Gramsci non è un filosofo
“innocuo”, depotenziato della sua carica eversiva, genericamente
nazional-popolare. Gramsci è un pensatore e uomo politico d’azione, marxista e
rivoluzionario. / fe.d.
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web.: http://lavoropolitico.it/subaltern_studies_italia.htm