Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

Powered By Blogger

mercoledì 17 aprile 2024

LO SPETTACOLO DI DEBORD

 


Guy Debord, Guy-Ernest Debord (Parigi, 28 dicembre 1931 – Bellevue-la-Montagne, 30 novembre 1994) / situazionista marxista, Guy Debord fu fondatore nel 1952 insieme a G.J. Wolman dell’Internazionale lettrista, un movimento di intellettuali parigini creativi di “agitazione” che prendeva le mosse da “le lettrisme“ fondato a Parigi nel 1945 da Isidore Isou (pseudonimo del poeta e pittore di origini rumene naturalizzato francese Ioan-Isidor Goldstein, 1925 - 2007), autore de ‘Manifeste de la poésie lettriste’ (1942).

La sua forma tipica era il poema lettrista, testo-partitura destinato all’esecuzione vocale, composto da suoni privi di significato, trascritti mediante le lettere dell’alfabeto. Ma Debord andò oltre: creò il bollettino d’informazione 'Potlatch' (1954-57) e il suo gruppo si fuse con il movimento immaginista (fondato nel 1953 dal pittore Asger Jorn contro il funzionalismo "industrialista" grafico della nuova Bauhaus di Ulma), dando vita all’Internazionale situazionista (1957).

Lo “spettacolare” incipit de “La società dello spettacolo” di Guy Debord (1967), di estrema attualità. Qui la riferiamo al tema della guerra, ma va sviluppata come ricerca sui nuovi media, le rappresentazioni dell'io e del collettivo nell'era della digitalizzazione di massa, la cosiddetta 'intelligenza artificiale' e via rappresentando spettacolarmente, compresa la formazione del senso comune di massa (Gramsci) e l'analfabetismo funzionale. Al sistema capitalistico e all'imperialismo, anche (e forse soprattutto) culturale.

 

1. Tutta la vita delle società in cui regnano le moderne condizioni di produzione si presenta come un’immensa accumulazione di spettacoli. Tutto ciò che era direttamente vissuto si è allontanato in una rappresentazione.

 

LE INTUIZIONI di DEBORD sulla SOCIETÀ DELLO SPETTACOLO

La guerra diventa film e oggetto di consumo di massa, le popolazioni trasformate in spettatori dai media che ne iterano le immagini, gli spettatori trasformati in tifosi, la storia espulsa dal tempo ritorna agone della cronaca, propaganda di scudi umani. L’Occidente capitalista ingloba la guerra come parte dell’immaginario collettivo, l’imperialismo politico-militare sussume l’imperialismo culturale e questo lo rende a sua volta egemone come falsa coscienza nelle dilaniate coscienze dei subalterni.

153. Il tempo pseudociclico consumabile è il tempo spettacolare, sia come tempo del consumo di immagini, in senso stretto, sia come immagine del consumo del tempo, in tutta la sua estensione. Il tempo del consumo di immagini, medium di tutte le merci, è inseparabilmente il campo in cui si esercitano in pieno gli strumenti dello spettacolo, e lo scopo che questi presentano globalmente, come luogo e come figura centrale di tutti i consumi particolari. (..)

158. Lo spettacolo come organizzazione sociale presente della paralisi della storia e della memoria, dell’abbandono della storia che si erige sulla base del tempo storico, è la falsa coscienza del tempo.

Guy Debord, La società dello spettacolo, (1967), Massari, 2002, pp. 127 e 129



GUY DEBORD: IL PROLETARIATO COME SOGGETTO E COME RAPPRESENTAZIONE

dal cap. 4 de La società dello spettacolo (1967)

73. Il movimento reale che sopprime le condizioni esistenti governa la società a partire dalla vittoria della borghesia nell’economia, e in modo visibile dopo la traduzione poli­tica di questa vittoria. Lo sviluppo delle forze produttive ha fatto saltare i vecchi rapporti di produzione, e ogni ordine statico cade in rovina. Tutto ciò che era assoluto diviene storico.

74. Gettati nella storia, dovendo partecipare al lavoro e alle lotte che la costituiscono, gli uomini si vedono costretti a considerare i loro rapporti in modo disingannato. Questa storia non ha oggetto distinto da quello che essa realizza in se stessa, benché l’ultima visione metafisica incosciente dell’epoca storica possa considerare il progresso produttivo attraverso il quale la storia si è sviluppata come l’oggetto stesso della storia. Il soggetto della storia non può essere che il vivente che si produce da se stesso, che si fa signore e padrone del suo mondo che è la storia, e che esiste come coscienza del suo gioco.

75. Come un’unica corrente si sviluppano le lotte di classe della lunga epoca rivoluzionaria inaugurata dall’ascesa della borghesia e dal pensiero della storia, dalla dialettica, dal pensiero che non si arresta più alla ricerca del senso dell’es­sere, ma si eleva alla conoscenza della dissoluzione di tutto ciò che esiste; e nel movimento dissolve tutte le separa­zioni.

(..)

77. Quando il proletariato dimostra con la sua stessa esistenza pratica che questo pensiero della storia non si è dimenticato di se stesso, la smentita della conclusione è dunque anche la conferma del metodo.

78. Il pensiero della storia non può essere salvato che dive­nendo pensiero pratico; e la pratica del proletariato come classe rivoluzionaria non può essere meno della coscienza storica operante sulla totalità del suo mondo. Tutte le cor­renti teoriche del movimento operaio rivoluzionario sono uscite da un confronto critico con il pensiero hegeliano, in Marx come in Stirner e Bakunin.

(..)

81. Ciò che lega strettamente la teoria di Marx al pensiero scientifico è la comprensione razionale delle forze che agi­scono realmente nella società.

Ma essa è fondamentalmente un aldilà del pensiero scientifico, dove questo non viene conservato se non in quanto viene superato: si tratta di una comprensione della lotta e non della legge. «Noi non cono­sciamo che una sola scienza: la scienza della storia», si dice nell’Ideologia tedesca.



composizione foto, dall’alto in senso orario

basco parigino, prof. Francesco Morello e prof. Ferdinando Dubla 

(Subaltern studies Italia), Guy Debord


a cura di Subaltern studies Italia




venerdì 12 aprile 2024

L'ASCENDENTE RESISTENTE OLTRE IL 25 Aprile

 


Ferdinando Dubla

La Commune e il confederalismo democratico

La relazione tra la Commune de Paris (1871), protosperimentazione di democrazia comunista libertaria repressa nel sangue dalla borghesia e la Resistenza antifascista italiana è una nuova idea di democrazia sociale dal basso nelle forme della democrazia politica. La Commune cioè rappresenta l’ascendenza vitale delle idealità socialiste, ma anche di quelle anarchiche di un’utopia concreta. 



L’ASCENDENZA TEORETICA DELLA DEMOCRAZIA COMUNISTA

Una forma superiore di organizzazione sociale dell’autodeterminazione popolare, sta sia in Marx che in Gramsci. Addirittura, questa forma “superiore”, chiamata ‘società (auto)regolata, tende alla ricomposizione, tramite i princìpi primi, delle tradizioni anarchiche libertarie non individualiste con il marxismo del superamento ‘scientifico’ dell’utopia, quel ‘superamento’ (non nel senso storicistico idealistico) che la rende ‘concreta’ prassi storica, con un ‘processo rivoluzionario di lunga durata’  [[una teorizzazione sul campo di Mao nel movimento contro l’imperialismo e i nazionalisti del [Kuomintang (KMT)] e la ‘guerra di posizione’ in occidente di Gramsci]], capace di interpretare e guidare attraverso la competizione egemonica le insurrezioni spontanee delle classi subalterne contro le materiali condizioni di vita imposte dall’imperialismo capitalista (sia politico, sia economico, sia culturale) e tendere a inserire così ogni inevitabile insorgenza in questo processo.

I QUADERNI DAL CARCERE di APO

L’ultimo contributo di Abdullah Öcalan è il terzo volume del Manifesto della civiltà democratica titolato “Sociologia della libertà”, ed. Punto Rosso - 2023 ; gli altri due, “Civiltà e verità. L'era degli dei mascherati e dei re travestiti”, il primo Manifesto, è stato pubblicato nel 2019; il secondo volume del Manifesto, “La civiltà capitalista. L'era degli Dèi senza maschera e dei Re nudi“, è stato pubblicato nel 2021, tutti da Punto Rosso. E tutti scritti nel terribile carcere di massima sicurezza ad İmralı, un'isola del Mar di Marmara, sotterrato all’ergastolo come prigioniero politico alfiere dell’indipendenza e autodeterminazione del popolo curdo, tra i popoli, come quello palestinese, dannato della terra.

- In questi ultimi Quaderni dal carcere A.Ö. sviluppa teoretica, teoria e prassi del confederalismo democratico, una piattaforma politico-sociale per il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, sulle basi del municipalismo libertario e dell'ecologia sociale precedentemente teorizzate dal filosofo socialista libertario statunitense Murray Bookchin e che “APO” descrive come "una amministrazione politica non statale o una democrazia senza stato".

- Il Confederalismo democratico è il modello di organizzazione del Rojava, regione autonoma de facto nel nord e nord-est della Siria.

È una sperimentazione che può sintetizzare nella pratica e in un‘unità sincretica teoretica, l’apporto libertario con l’apporto comunista della storia del movimento operaio socialista e dei subalterni. Assi portanti del contributo di A.Ö sono la parità assoluta di genere (riveniente da un’analisi critica storico-antropologica sulle società “organiche” dominate dal patriarcato), le assemblee popolari e il comunalismo ecologico per un nuovo ‘paradigma di civiltà’ e per il superamento del capitalismo industrialista e il suo portato di imperialismo e di colonialismo, concezioni mutuate dalle opere di Bookchin, scomparso nel 2006. I motivi per cui si vorrebbe seppellire per sempre “APO” e le sue idee sono tutti politici ed ideologici, in questo molto simile alla parabola esistenziale di Antonio Gramsci sotto il fascismo in Italia, con cui ha in comune la concezione di un comunismo come società aperta dell’autoregolazione democratica comunista.

- 153 anni dalla Comune di Parigi. Perchè per i comunisti e il movimento rivoluzionario è importante ricordarlo sempre? La Commune, come spiegò Karl Marx ne “La guerra civile in Francia“ pubblicato a Londra nel 1871 (tre discorsi tenuti al Consiglio generale dell’Internazionale), sebbene la direzione politica non fosse dei comunisti ma marcatamente blanquista e proudhoniana, dimostrò che era possibile espropriare gli espropriatori e oggi ci dice che la prossima rivoluzione (‘next Revolution’) sarà la capacità di organizzazione dell’autodeterminazione popolare nelle forme e sostanza della democrazia comunista, espropriando alla borghesia proprio la ‘falsa coscienza’ di una democrazia deprivata dei suoi princìpi primi e incompatibile con l’imperialismo, il capitalismo e la sovrapposizione ideologica nazionalista all’appartenenza culturale.

 

vedi anche su questo blog 

LA COMMUNE è THE 'NEXT REVOLUTION'





mercoledì 10 aprile 2024

LA SOCIOLOGIA DI CAMPO, PER MOTIVI DI GIUSTIZIA - il lavoro di Marco Omizzolo

 


Lo splendido libro di Marco Omizzolo “Per motivi di giustizia” (People, 2020, con prefazione di Franco Ferrarotti, ora anche in formato digitale) dovrebbe diventare strumento prezioso dei temi della lotta politica del nostro paese e a livello europeo e internazionale. Andrebbe letto a scuola, ma chi combatte lo schiavismo contemporaneo (sì, lo schiavismo, è accanto a noi, basta girare lo sguardo) viene accusato di propaganda politica. Sebbene la propaganda politica anti immigrati sia la cifra costituente degli apparati mediatici di regime, alla ricerca del senso comune (deteriore) di massa, di cui scriveva Gramsci. Questo libro sembra scritto in continuità con quello del nostro amato Alessandro Leogrande, quel “Uomini e caporali. Viaggio tra i nuovi schiavi nelle campagne del Sud, Milano, Mondadori, 2008 (poi, Milano, Feltrinelli, 2016) che segna un capitolo importante, a nostro avviso, non del giornalismo d’inchiesta (intendiamo quello vero, dell’inchiesta sociale, non dell’intrigo politico) ma della sociologia non “da tavolino”, di campo, sul campo. Infatti il sociologo Omizzolo per scrivere questo libro e suoi altri, va sul campo, si mischia ai soggetti di studio, declina l’osservazione “partecipante” come partecipazione attiva osservante perchè redigente l’esperienza diretta, secondo una metodologia di lavoro da Subaltern studies (Guha, 1982 *). Infatti Marco Omizzolo – sociologo, docente a contratto di Sociopolitologia delle migrazioni all’università La Sapienza e presidente di “Tempi Moderni”, si occupa di mafie, tratta internazionale e caporalato. Ha lavorato come bracciante infiltrato in diverse aziende agricole dell’Agro Pontino, reclutato da caporali indiani, per studiare il grave sfruttamento dei migranti in agricoltura. Lo ripeto: non bisogna solo leggere questo libro (non è il solo, torneremo su altri scritti del compagno Marco, inteso come nostro compagno di strada, di percorso, tra l’altro vive sotto protezione per le numerose minacce di morte subite), bisogna studiarlo e farne strumento di battaglia politica. Contro lo sfruttamento schiavistico, contro l’imperialismo economico capitalista rapace e banditesco basato sulla clandestinità di massa, contro l’agrimafia del colonialismo multinazionale, un tempo si sarebbe detto, forse troppo sinteticamente, contro il SIM.

* Subaltern Studies: Volume I: Writings on Southern Asian History and Society, Edited by Ranajit Guha. New York, Oxford University Press, 1982. Cfr. anche Ferdinando Dubla (a cura), VEDI ALLA VOCE RANAJIT GUHA - Antologia critica sullo storico indiano fondatore dei Subaltern Studies - in Academia edu, Subaltern studies Italia, 2023 -  https://www.academia.edu/112536674/VEDI_ALLA_VOCE_RANAJIT_GUHA_Antologia_critica_sullo_storico_indiano_fondatore_dei_Subaltern_Studies_ -scheda libro

-stralci libro                                                                                                   

DEUMANIZZAZIONE DISUMANIZZAZIONE

-Marco Omizzolo “Per motivi di giustizia” (People, 2020, con prefazione di Franco Ferrarotti, ora anche in formato digitale)

Scheda - Un viaggio tra le storie dei braccianti che si ribellano alla schiavitù delle agromafie e del caporalato, espressione di un'Italia che non si arrende, nonostante il razzismo, il lavoro forzato, le mafie e i Decreti sicurezza. Storie come quella di Balbir Singh, che lavora per sei anni in un'azienda agricola dell'Agro Pontino alle dipendenze di un "padrone" italiano che lo considera un animale senza diritti. Eppure Balbir si ribella, lo denuncia e si costituisce parte civile nel relativo processo, nonostante sappia di aver infastidito la 'ndrangheta. Seguono le vicende di molti altri braccianti, uomini e donne, migranti e italiani, ribelli per scelta alla schiavitù dei padroni e dei padrini delle agromafie. Storie di gente come noi, anzi, meglio.

Stralci da formato digitale §corrispondenti

È questa, infatti, la premessa e nel contempo l’aspirazione del capitalismo: la realizzazione di un’antropologia dei subordinati e subordinabili, per farli divenire dei felici dannati di questa Terra, dei feticci a cui insegnare il verbo del padrone.

un processo di deumanizzazione e disumanizzazione che ha caratteri eccedenti la sola dimensione economica e giuridica: essere senza diritti significa essere esclusi dalla cittadinanza sociale, vivere una condizione di marginalità e povertà endemica ed essere nel contempo espressione prodotta e massimamente cercata dal mercato del lavoro liberalizzato. È una deformazione che produce il reietto, l’emarginato, il dannato della Terra, per riprendere Frantz Fanon, l’uomo socialmente sempre periferico e vulnerabile che è il soggetto prediletto da reclutare e impiegare nel sistema produttivo, dipendente in forma totale dagli interessi, ordini, linguaggi e volontà del datore di lavoro divenuto padrone e, per suo conto, anche dalla politica del padrone espressa dai suoi affiliati nelle istituzioni democratiche.

Per quanto contraddittorio, l’uomo esprime, nella sua intimità, una libertà che può essere compressa ma non per sempre, ridefinita ma non cancellata, umiliata ma non dimenticata.

i pomodori, le arance, le fragole, l’uva, il vino, i meloni e molti altri generi alimentari made in Italy sono destinati ai supermercati di tutto l’Occidente. Dovendo al contempo massimizzare i profitti dell’agro-business e contenere i prezzi del cibo per bilanciare la stagnazione dei salari, questo tipo di agricoltura richiede forza-lavoro iperflessibile e a basso costo, soprattutto di origine immigrata, su base stagionale e anche più stabile. Questo sistema di produzione non si sarebbe potuto realizzare senza l’affermazione di un regime migratorio restrittivo e selettivo, che definirei concentrazionario, caratterizzato da irregolarità di massa, subordinazione, dipendenza del/la lavoratore/ice immigrato/a dal datore di lavoro e dai suoi interessi, costante deportabilità, evidenti anche dai linguaggi padronali usati e dalle norme e procedure di tendente emarginazione degli immigrati dal complesso dei diritti vigenti.

il vero scopo delle attuali norme italiane ed europee sull’immigrazione consiste nell’assoggettare la manodopera immigrata alla logica del mercato e, con essa, la quota di popolazione autoctona più fragile, meno rappresentata e sindacalizzata.



Michele Mancino (1896-1995)

 

Michele Mancino. Un nome che a molti dirà poco. Purtroppo. Michele è stato il fondatore del Partito comunista in Basilicata nel 1922, subito dopo la scissione di Livorno dal Partito socialista, e protagonista di un lavoro politico finalizzato a includere i braccianti, donne e uomini, in un percorso di lotta per la giustizia, la libertà e l’eguaglianza che non ha pari nella storia d’Italia. Era nato a Genzano di Lucania nel 1896. Lo considero, insieme a Giuseppe Di Vittorio, uno dei grandi padri della democrazia, un coraggioso antifascista e un uomo al quale questo Paese deve davvero molto. Da bracciante comunista ha lottato per i diritti degli ultimi, degli scartati da sempre dalla storia e dalla classe di nobili feudatari che hanno per secoli considerato i lavoratori e le lavoratrici semplici servi alle loro dipendenze, uomini e donne privi di futuro, incapaci di leggere e scrivere, buoni solo a lavorare la terra e a fare figli ai quali lasciare in eredità il loro stesso destino. Eppure Michele Mancino, Di Vittorio e i loro compagni e compagne, lottando, hanno saputo cambiare la direzione di quel destino. Hanno infatti combattuto il fascismo, i padroni, i loro gendarmi e un’intera classe politica composta da schiavisti con la cravatta e cravattari che si consideravano padroni della patria e della terra. Da cafone senza speranza, Michele Mancino ha conquistato il diritto a scrivere una nuova storia, la nostra storia, quella di un’Italia democratica, repubblicana, fondata sul lavoro e sulla dignità di tutti gli uomini e le donne, nessuno escluso.

Marco Omizzolo, Per motivi di giustizia, e.book § corrispondente

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Michele_Mancino

#subalternstudiesitalia Studi Subalterni 



segui la nostra pagina FB: Subaltern studies Italia


 



lunedì 8 aprile 2024

SCISSIONI E SCISSIONISMI (1991-2024)

 


da e-mail inviataci dal giornale Resistenza - https://www.carc.it/archivio-di-resistenza-2/

- per memoria storica - 

 

1. PARTITI E ORGANISMI CHE SI SONO FORMATI PER SCISSIONE DAL PRC

- 1991: nel febbraio 1991 si tiene il XX Congresso del PCI che sancisce lo scioglimento del PCI e la nascita del Partito Democratico di Sinistra (PDS); dal congresso emerge una corrente di sinistra, contraria allo scioglimento del PCI (i suoi principali esponenti furono Cossutta, Garavini, Libertini e altri) che dà vita al Movimento per la Rifondazione Comunista (MRC), nel quale nei mesi successivi confluiscono Democrazia Proletaria di Russo Spena, l’area Castellina-Magri del giornale il manifesto (gli ex PDUP Castellina e Magri) e altri piccoli gruppi.

- 1992: il 19 gennaio i delegati del MRC si riuniscono in congresso e fondano il PRC (segretario Garavini e Cossutta presidente del partito).

- 1993: Garavini propone l’unità di azione con il PDS che viene bocciata dalla Direzione Nazionale. Garavini è costretto alle dimissioni e viene convocato un nuovo congresso. Fausto Bertinotti, già capo della corrente Essere Sindacato della CGIL, lascia il PDS e aderisce al PRC, di cui diventa segretario.

- 1994: prima scissione da sinistra nel PRC: l’avvento della direzione di Bertinotti che proviene dal PDS provoca la scissione del gruppo Iniziativa Comunista diretto da Norberto Natali.

- 1994: Bertinotti guida il PRC ad aderire all’Alleanza dei Progressisti (diretta dal PDS) che si presenterà alle elezioni politiche di marzo, ottenendo il 6% dei voti.(1)

 

1. In entrambe le Appendici si tratta sempre di percentuali non degli aventi diritto al voto, ma di percentuali dei voti validi: scompare quindi che l’astensione dal voto, che cresce nel periodo, riduce il numero a cui si riferiscono le percentuali.

 

- 1995: avviene una seconda scissione, questa volta da destra: 14 parlamentari del PRC votano la finanziaria del governo Dini non rispettando la decisione contraria del Partito; 19 parlamentari (tra i quali Garavini e Crucianelli) escono e formano il Movimento Comunisti Unitari che tre anni dopo confluirà nel PDS.

- 1995: Prodi fonda il cartello elettorale L’Ulivo per le elezioni politiche del 1996 a cui il PRC non aderisce ma con cui si accorda per un “patto di desistenza”: il PRC ottiene 45 collegi sicuri in cui eleggere propri rappresentanti in cambio della mancata presentazione del simbolo del PRC in altri collegi, in modo da favorire una maggiore raccolta di consensi a favore di L’Ulivo.

- 1996: il PRC vota la fiducia al governo Prodi e si impegna a fornire appoggio esterno, sostenendo caso per caso le deliberazioni del governo senza impegnarsi direttamente nel governo con ministri e altri incarichi.

- 1997: nell’autunno 1997 il PRC vota la legge finanziaria del governo Prodi; ciò porta all’espulsione della parlamentare Mara Malavenda (che si oppone all’appoggio alla finanziaria del governo Prodi). La confluenza di Malavenda con altri dirigenti locali del PRC dissenzienti provoca la terza scissione e la costituzione agli inizi del 1998 della Confederazione Comunisti/e Autorganizzati (CCA).

- 1998: nel corso dell’anno si sviluppa la divergenza in seno al PRC tra seguaci di Cossutta (filo governo Prodi) e seguaci di Bertinotti (contrari alla prosecuzione dell’appoggio esterno). Gli organi dirigenti del PRC decidono a maggioranza per la fine dell’appoggio esterno al governo ma l’ala Cossutta vota ugualmente la fiducia sulla legge finanziaria del governo Prodi dell’ottobre 1998. Il governo Prodi non ottiene voti di fiducia sufficienti e cade. Avviene la quarta scissione che porta alla costituzione (ottobre 1998) del Partito dei Comunisti Italiani (PdCI) in cui confluiscono i seguaci di Cossutta. Il PdCI entra a far parte del governo D’Alema e il PRC passa all’opposizione.

- 1999: il governo D’Alema (di cui il PdCI fa parte con numerosi ministri e sottosegretari, tra cui Oliviero Diliberto nel ruolo di Ministro di Grazia e Giustizia) fornisce appoggio ai bombardamenti NATO contro la Jugoslavia, in fragrante violazione persino della Costituzione.

- 2001: alle elezioni politiche del maggio 2001 (vinte dalla banda Berlusconi) sia il PdCI che il PRC concorrono in appoggio per L’Ulivo, concludendo accordi con i DS che permettono a entrambi di ottenere alcuni parlamentari. Bertinotti alla guida del PRC promuove una linea alla coda delle tendenze del movimento anti-globalizzazione del periodo e di abbandono del legame con il movimento comunista. A seguito della repressione delle mobilitazioni contro il G8 di Genova (uccisione di Carlo Giuliani del 21 luglio 2001) Bertinotti dirotta la protesta di massa verso l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta.

- 2002: si tiene il V Congresso del PRC che approfondisce la deriva movimentista già intrapresa: Bertinotti promuove e partecipa alle mobilitazioni contro la guerra e di pari passo si scaglia “contro gli errori e orrori del comunismo novecentesco”, vota assieme ai Democratici di Sinistra (DS) mozioni di condanna contro Cuba e Fidel Castro, vara future intese elettorali con L’Ulivo.

- 2003: la Direzione Nazionale del PRC si divide sull’adesione al Partito della Sinistra Europea (PSE): 21 a favore e 17 contrari.

- 2004: i partiti dell’Ulivo fondano la Grande Alleanza Democratica (GAD) con dentro il PRC, per le elezioni primarie. Bertinotti impone al resto della GAD la candidatura di Nichi Vendola come candidato GAD alle regionali della Puglia del 2005.

- 2005: dalla GAD nasce la coalizione de L’Unione, Vendola del PRC viene eletto presidente in Puglia, si tiene il VI Congresso del PRC con 5 documenti alternativi, uno per ogni corrente. La corrente Bertinotti vince il Congresso e viene così consolidata la linea di confluenza nel centro-sinistra per le future elezioni politiche del 2006.

- 2006: L’Unione ottiene una vittoria di misura e il PRC ottiene un grande successo al Senato (7,4%). Bertinotti viene eletto presidente della Camera e Giordano gli succede nel ruolo di segretario del PRC. Il PRC entra nel governo Prodi bis con un ministro (Ferrero) e alcuni sottosegretari. L’entrata del PRC nel nuovo governo Prodi provoca tre scissioni:

a) l’uscita della parte della corrente trozkista Progetto Comunista capeggiata da Francesco Ricci (quinta scissione), che fonda l’organizzazione Progetto Comunista - Rifondare l’Opposizione dei Lavoratori che diventerà poi il Partito di Alternativa Comunista,

b) l’uscita della parte della corrente trozkista Progetto Comunista capeggiata da Marco Ferrando (sesta scissione), che fonda l’organizzazione Partito Comunista dei Lavoratori,

c) l’uscita del gruppo Progetto Comunista - Area Programmatica, capeggiato da Luigi Izzo (settima scissione).

- 2007: PRC e PdCI votano tutti i provvedimenti del governo Prodi comprese leggi finanziarie e rinnovo dei crediti di guerra per la partecipazione dell’Italia alla “guerra contro il terrorismo” promossa dagli imperialisti USA. Per iniziativa del parlamentare PRC Franco Turigliatto, che nel febbraio 2007 non partecipa al voto sulle missioni militari all’estero, a dicembre 2007 si costituisce l’organizzazione Sinistra Critica (ottava scissione). Entra in crisi il governo Prodi. Nel dicembre 2007 il PRC, il PdCI, Sinistra Democratica (scissione di sinistra dei DS) e i Verdi si mettono assieme per costituire il cartello elettorale La Sinistra Arcobaleno.

- 2008: a gennaio cade il governo Prodi e alle elezioni politiche di aprile la lista La Sinistra Arcobaleno non supera la soglia di sbarramento del 4% e rimane fuori dal Parlamento. Nel luglio 2008 si tiene il VII Congresso del PRC che nei progetti dell’ala destra del partito è un congresso di liquidazione del PRC, invece vince la corrente Ferrero, promotrice del mantenimento dei simboli del PRC e della sua struttura organizzativa. La destra capeggiata da Vendola, Giordano e Migliore fuoriesce e si raggruppa nel cartello elettorale Sinistra e Libertà in vista delle elezioni europee dell’anno successivo (da qui nel 2009 nascerà Sinistra Ecologia e Libertà-SEL). È la nona scissione.

- 2009: in vista delle elezioni europee il PRC e il PdCI formano la Federazione della Sinistra; Marco Rizzo abbandona il PdCI e forma il gruppo Comunisti Sinistra Popolare-Partito Comunista, che dal 2014 diventerà Partito Comunista (PC). È la decima scissione.

- 2010: alle elezioni europee del 2010 viene formata la Lista Comunista e Anticapitalista (che raggruppa PRC, PdCI, Socialismo 2000 e Consumatori uniti), che non supera la soglia di sbarramento.

- 2011: la corrente del PRC de “L’Ernesto” fuoriesce dal PRC e confluisce nel PdCI (undicesima scissione).

- 2012: PRC e PdCI, unite nella Federazione della Sinistra, si dividono sul sostegno alle primarie nazionali del centrosinistra: il PdCI vi partecipa sostenendo la campagna Vendola e il ballottaggio Bersani, mentre il PRC non li sostiene. Il risultato è lo scioglimento della Federazione della Sinistra. Contemporaneamente l’Associazione ControCorrente per una Sinistra dei Lavoratori abbandona il PRC. È la dodicesima scissione.

- 2013: alle elezioni politiche del 2013 il PRC e PdCI promuovono il cartello elettorale Rivoluzione Civile con il magistrato Antonio Ingroia come candidato presidente del consiglio. Rivoluzione Civile non supera la soglia di sbarramento.

2014: sull’onda dell’entusiasmo per la vittoria di Syriza in Grecia, intellettuali della sinistra borghese, PRC, SEL, Azione Civile di Ingroia e altri danno vita al cartello L’Altra Europa con Tsipras, che si presenta alle elezioni europee superando di poco la soglia del 4% ed eleggendo tre parlamentari europei, tra i quali la dirigente PRC Eleonora Forenza.

- 2015: il Comitato Politico Nazionale del PRC avvia il dialogo per una costituente della sinistra con SEL, Possibile di Civati e altri che hanno lasciato il PD (Cofferati, Fassina); alcuni esponenti lasciano il PRC e costituiscono il Fronte Popolare (FP), con a capo Alessio Arena, che trascina al suo seguito frammenti dell’organizzazione giovanile del PRC (Giovani Comunisti) di Milano e Torino. È la tredicesima scissione.

- 2016: la storica corrente trozkista Falce e Martello abbandona il PRC in dissenso con la linea di alleanza con i fuoriusciti del PD e si costituisce nell’organizzazione Sinistra Classe Rivoluzione (quattordicesima scissione); il PdCI si trasforma nel Partito Comunista Italiano (PCI) con segretario M. Alboresi.

- 2017: il X Congresso PRC elegge a segretario nazionale Maurizio Acerbo, che succede a Paolo Ferrero. Il PRC partecipa con altre forze al percorso costituente della lista Potere al Popolo (PaP) per le elezioni politiche del 2018.

- 2018: alle elezioni politiche di marzo 2018 PaP prende poco più dell’1% dei voti: a seguito del fiasco elettorale sia il PCI che il PRC lasciano l’aggregato.

2019: il PRC partecipa alle elezioni europee con il cartello elettorale La Sinistra in alleanza con Sinistra Italiana e residui della lista L’Altra Europa con Tsipras. La lista ottiene l’1,75% e non raggiunge l’obiettivo di confermare i seggi al Parlamento europeo ottenuti con le elezioni del 2014.

-2021: nel febbraio 2021 si tiene l’XI Congresso del PRC che conferma Maurizio Acerbo a segretario nazionale; a partire da questo congresso inizia a maturare una nuova divisione in correnti del PRC tra l’ala capeggiata da Acerbo e l’ala capeggiata dall’ex segretario nazionale Ferrero; la causa principale delle divergenze è la linea elettorale, con Acerbo fautore di alleanze con M5S, Sinistra Italiana e sinistra del PD e Ferrero fautore di uno schieramento anti Larghe Intese. Prende forma l’appello Ora l’unità. Per il Partito Comunista in Italia promosso da Fosco Giannini di Cumpanis e a cui aderisce il PC di Marco Rizzo: l’iniziativa di Giannini non provoca scissioni organizzate in seno al PRC, ma raccoglie seguito e aderenti tra i suoi iscritti così come tra gli iscritti del PCI di Alboresi.

-2022: il PRC in collaborazione con PaP costituisce in Parlamento il gruppo Manifesta-PRC-PaP, composto da alcuni parlamentari fuoriusciti dal M5S. La costituzione del gruppo parlamentare comune riavvicina il PRC a PaP e apre alla costruzione della coalizione elettorale Unione Popolare con De Magistris, che alle elezioni politiche del settembre 2022 otterrà l’1,4% dei voti (molto al di sotto della soglia di sbarramento del 3%).

2023: la tornata delle elezioni regionali del 2023 (Lazio e Lombardia) allarga nel PRC la spaccatura tra la linea Acerbo e la linea Ferrero: quest’ultima riesce a imporsi preservando la presentazione del PRC con liste Unione Popolare ed evitando l’accodamento del PRC al M5S oramai divenuto interno alle Larghe Intese. Tuttavia Unione Popolare peggiora i suoi risultati rispetto alle elezioni politiche dell’anno precedente. Si approfondisce la crisi del PRC tra corrente Acerbo e corrente Ferrero e di riflesso in seno alla coalizione Unione Popolare, di lì in poi divisa tra De Magistris e l’ala Acerbo del PRC da un lato, favorevoli allo scioglimento di Unione Popolare dentro cartelli elettorali più ampi (insieme a Sinistra Italiana, M5S, sinistra del PD) e l’ala Ferrero del PRC e PaP dall’altro, fautori della prosecuzione dell’esperienza elettorale di Unione Popolare.

-2024: De Magistris rassegna le dimissioni da portavoce di Unione Popolare, attualmente in crisi e in cui vanno esacerbandosi i contrasti di linea già esistenti. Nel PRC si impone la corrente Acerbo che decide per l’adesione al cartello elettorale Pace, terra, dignità promosso dal giornalista Michele Santoro (ex parlamentare europeo PD).

***

2. AREA PC RIZZO E FGC-FC

- 2009: a seguito del fallimento della lista La Sinistra Arcobaleno alle elezioni politiche del 2008, Marco Rizzo abbandona il PdCI e a luglio annuncia la fondazione di Comunisti Sinistra Popolare (CSP). Fin dalla sua costituzione CSP inizia a prendere le distanze dall’orientamento ideologico del PdCI da cui proveniva e proclama il ristabilimento dei principi del marxismo-leninismo come linea guida del nuovo partito.

2010/2011: CSP svolge attività di propaganda e sviluppa collaborazione con il PC greco (KKE) organizzando numerose conferenze con ospiti esponenti del KKE. In parallelo CSP sviluppa il legame con il movimento studentesco Senza Tregua di Alessandro Mustillo.

- 2012: CSP tiene il suo I Congresso e assume la denominazione di Comunisti Sinistra Popolare - Partito Comunista. Il congresso conferma gli stretti legami internazionali con il KKE e nel paese con il movimento studentesco Senza Tregua che nel 2012 si costituisce nell’organizzazione nazionale Fronte della Gioventù Comunista (FGC). Rizzo alla guida di CSP assume l’obiettivo della ricostruzione del partito comunista e, a segnare la presa di distanza dall’elettoralismo di PRC-PdCI, non pianifica la partecipazione alle scadenze elettorali successive, per dare priorità alla ricostruzione del partito comunista.

- 2013: nel 2013 si tiene il I Congresso nazionale del FGC, che pur essendo formalmente autonomo da CSP-PC ne diviene di fatto una costola, controllata tramite dirigenti di CSP-PC (lo stesso fondatore del FGC, Alessandro Mustillo, ha ruoli di responsabilità nell’organizzazione romana di CSP-PC). Nell’ottobre 2013 CSP-PC aderisce al raggruppamento internazionale Iniziativa dei Partiti Comunisti e Operai d’Europa promosso dal KKE.

- 2014: si tiene il II Congresso di CSP-PC, I Congresso di fondazione del Partito Comunista (PC) di Marco Rizzo, in cui confluisce la totalità di CSP-PC. A 5 anni dalla fuoriuscita dal PdCI, Rizzo proclama il raggiungimento dell’obiettivo della ricostruzione del partito. Il PC di Rizzo alla sua nascita esprime una concezione del mondo mutuata da quella del KKE: ristabilimento dei principi del marxismo-leninismo, difesa dell’eredità dei primi paesi socialisti e di Stalin, critica al revisionismo moderno e proclamazione della propria continuità con l’esperienza di Pietro Secchia e della sinistra emersa nel primo PCI dopo la vittoria della Resistenza e l’affermazione della direzione di Togliatti alla guida del PCI.

- 2015: il FGC stampa e diffonde il giornale Avanguardia, diventa membro della Federazione Mondiale della Gioventù Democratica (WFDY), che riunisce le organizzazioni giovanili che lottano per la pace, contro l’imperialismo e partecipa annualmente all’Incontro Europeo delle Organizzazioni della Gioventù Comunista (MECYO), entrambi raggruppamenti internazionali in cui il KKE ha ruolo egemone.

- 2016: PC partecipa con proprie liste alle elezioni amministrative di Torino e Roma. A Torino il candidato sindaco è Marco Rizzo che concorre con la lista PC e ottiene 3.300 voti pari allo 0,86%. A Roma il candidato sindaco è Alessandro Mustillo che concorre con lista PC e ottiene 10.371 voti pari allo 0.79%.

- 2017: si svolge il II Congresso nazionale del PC di Rizzo che conferma l’impianto ideologico del primo (affiliazione alle posizioni del KKE). Inoltre il II Congresso ratifica:

- il patto d’azione tra PC e FGC (che rimane un’organizzazione formalmente autonoma ma i cui dirigenti sono integrati nella direzione di PC),

- la partecipazione di PC alle elezioni con liste di partito.

Il II Congresso sancisce anche l’abbandono del progetto di costruzione del Fronte Unito dei Lavoratori. Secondo la linea del I Congresso, il Fronte Unito dei Lavoratori avrebbe dovuto operare come organismo di massa del PC in campo sindacale con la libertà d’iscrizione anche ai sindacati di regime per i membri di PC. In disaccordo con questa linea avviene la fuoriuscita di buona parte della Federazione campana e di una parte importante della Federazione toscana di PC (prima scissione).

- 2018: l’asse PC-FGC raggiunge un grande sviluppo organizzativo, con una funzione particolare del FGC nel raccogliere e mobilitare i giovani della base rossa (in particolare studenti medi). Alle elezioni politiche di marzo 2018 il PC si presenta con il proprio simbolo in 14 regioni (in 36 su 63 collegi per la Camera e in 19 su 32 collegi per il Senato, poco meno del 60% dei collegi totali), raccogliendo circa 106.816 mila voti, pari allo 0,33%.

- 2019: alle elezioni europee Marco Rizzo è capolista della lista PC in tutte le circoscrizioni: ottiene 233.000 voti pari allo 0,9%. A ottobre si svolgono le elezioni regionali in Umbria dove il PC si presenta con una propria lista e ottiene 4.100 voti pari all’1%. Le tornate elettorali del 2018-19 rivelano la linea elettoralista portata avanti da Rizzo: le campagne elettorali, inizialmente presentate come una linea tattica per far conoscere il partito e propagandare il comunismo, diventano il fine e il centro dell’attività del PC. A partire dalle elezioni regionali in Umbria si sviluppano contraddizioni tra FGC e PC sulla linea elettorale. Sul finire del 2019 Alessandro Mustillo si dimette dall’Ufficio Politico di PC.

- 2020: all’inizio dell’anno la frattura tra il FGC di Mustillo e il PC di Rizzo diventa insanabile e porta alla fuoriuscita da PC e alla successiva scissione (la seconda della storia di PC) della maggioranza degli iscritti del FGC che a novembre si costituiscono nella nuova organizzazione Fronte Comunista (FC) cui si associa il FGC che continuerà una sua azione autonoma come organizzazione giovanile del FC. FC-FGC avviano una stretta collaborazione con il sindacato di base SiCobas e con la Tendenza Internazionalista Rivoluzionaria (TIR) di Pietro Basso.

Nell’autunno 2020 si tiene il III Congresso di PC che segna il cambio di linea nelle relazioni internazionali: allontanamento dal KKE sul terreno ideologico e politico e valutazione positiva del ruolo antimperialista della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese (paesi che il KKE considera imperialisti). Inoltre il III Congresso sancisce un cambio di linea nell’intervento elettorale, ammettendo la partecipazione di PC ad alleanze con altre forze comuniste. Sulla base di questa linea nell’autunno 2020 PC aderisce al cartello elettorale Comunista! (promosso dal PCI Alboresi) che partecipa alle elezioni regionali, ottenendo 10.381 voti pari all’1,41%.

- 2021: il cambio di linea nelle relazioni internazionali e in campo elettorale porta all’ingresso nel PC Rizzo di nuovi iscritti, attratti 1. dall’avvicinamento alla RPC che ha ottenuto grandi successi nel fronteggiare la pandemia da Covid-19 e 2. dal ruolo assunto da PC nel promuovere l’unità d’azione tra forze comuniste (Comitato NO Draghi e adesione alla costituente comunista promossa da Fosco Giannini di Cumpanis con l’appello Ora l’unità. Per il Partito Comunista in Italia). In parallelo, di fronte al dispiegarsi del movimento di massa contro il Green Pass, Rizzo assume una posizione di sostegno alle rivendicazioni di questo movimento. In tutte le elezioni amministrative cui partecipa PC peggiora nettamente i risultati raggiunti nel 2016: a Torino ottiene lo 0,66%, a Roma lo 0,34%, a Milano lo 0,27%.

- 2022: PC prosegue l’intervento nel movimento NO Green Pass e nell’aprile 2022 Rizzo pubblica un appello all’unità tra i comunisti e le variegate forze che si battono “contro i piani euro-atlantici di azzeramento del nostro Paese”. Con questo ribalta la linea di apertura al fronte elettorale solo con forze comuniste praticata fino allora. Il cambio di linea suscita la fuoriuscita della maggioranza della Federazione Lombardia del PC (quarta scissione) che si riorganizza nel collettivo Comunisti Milano e della maggioranza della Federazione Piemonte (quinta scissione) che si riorganizza nell’associazione Interstampa. Disdicendo ruolo e impegni assunti nella costituente comunista promossa da Fosco Giannini e combinandosi con una parte del Comitato NO Draghi (Patria Socialista) e una serie di forze anti Larghe Intese non comuniste (Ancora Italia, Riconquistare l’Italia, Azione Civile), il PC dà vita alla lista Italia Sovrana e Popolare (ISP). ISP concorre alle elezioni politiche del settembre 2022 ottenendo 348.831 voti pari all’1,24%. Dopo le elezioni politiche, in rotta con l’esito dell’esperienza di ISP, avviene la fuoriuscita da PC della maggioranza degli iscritti dell’Abruzzo, del Molise e dell’Emilia Romagna (sesta scissione) che si organizzano in Costituente Comunista.

- 2023: il 21 gennaio 2023 il CC del PC elegge come nuovo segretario Alberto Lombardo e Marco Rizzo diventa presidente onorario. Due giorni dopo PC insieme ad Azione Civile, Fronte per la Sovranità Popolare e Ancora Italia Sovrana e Popolare fonda Democrazia Sovrana e Popolare (DSP) per proseguire l’esperienza di ISP. La conferma della linea elettorale seguita in occasione delle elezioni politiche del 2022 e la subordinazione di PC a DSP portano altri militanti e iscritti ad allontanarsi da PC:

a) una parte si aggrega, insieme ad alcuni dei gruppi già fuoriusciti (una parte di Costituente Comunista e dell’Associazione Interstampa), alle iniziative di Fosco Giannini che a maggio costituisce il Centro Studi Domenico Losurdo (CSDL) e a novembre tiene l’assemblea fondativa del Movimento per la Rinascita Comunista (MpRC),

b) un’altra inizia a riorganizzarsi in Resistenza Popolare che si costituisce nell’ottobre 2023 ad opera dei fuoriusciti della Federazione umbra di PC.

- 2024: la riunione del CC che si tiene il 21 gennaio porta all’ennesima spaccatura sulle alleanze elettorali e sulla confluenza di PC in DSP. Dopo la riunione del CC 8 Federazioni escono da PC al seguito di Alessandro Pascale (già responsabile nazionale della formazione) e Salvatore Catello (ex vice Segretario Generale e responsabile nazionale dell’organizzazione), entrambi membri dell’Ufficio Politico. Nel febbraio 2024 i promotori della “scissione di maggioranza” si uniscono ai fuoriusciti umbri dell’ottobre 2023 e si riorganizzano in Resistenza Popolare.

 

leggi su questo blog

 

LO “SPIRITO DI SCISSIONE” IN GRAMSCI E I SUBALTERNI

 

 




domenica 7 aprile 2024

La Barbagia di Savasta (6.2) : così "Emilio" e "Martina" sfuggirono alla caccia all'uomo

 


Antonio Savasta e il suo identikit diffuso dalla polizia nei giorni successivi al 15 febbraio 1980 (sparatoria stazione di Cagliari)


Dalla penna di Pierluigi Vito, la fuga romanzata di Antonio Savasta ed Emilia Libéra, brigatisti in missione in Sardegna nella giornata del 15 febbraio 1980 (per lo studio del piano di evasione dall'Asinara di militanti delle BR prigionieri, un assalto al famigerato carcere di Nuoro, del "Circuito dei camosci", la costituzione della colonna sarda in relazione con "Barbagia Rossa" e l'occultamento di armi). La ricostruzione, pur con la licenza dello scrittore, è basata sulla testimonianza dello stesso Savasta nelle sue deposizioni da pentito dopo la cattura del gennaio 1982. Sembra la sceneggiatura di un film, ma anche questo furono realmente i cosiddetti "anni di piombo". Dopo questo episodio, Antonio Savasta simboleggiò il giovane brigatista irriducibile e imprendibile, avvolto in un alone quasi di leggenda ed entrò nel comitato esecutivo delle BR_per il Partito Comunista Combattente. Appena due anni dopo venne anche il momento del suo pentimento "eccellente" che sgominò praticamente tutta la struttura dell'organizzazione, costringendo alla cosiddetta "ritirata strategica". Un irriducibile come "Emilio" che si pente, con maggiori conseguenze dopo le confessioni di Patrizio Peci, è la fine vera  dell'avventura politico-militare delle BR in Italia.

da Pierlugi Vito, I prigionieri, Augh, 2021

"Eravamo arrivati in Sardegna per organizzare una rappresaglia al carcere di Badu 'e Carros dove alcuni dei nostri erano detenuti in condizioni peggio che bestiali: gli toglievano il cibo, gli negavano il sonno, li massacravano di botte. Ci eravamo accordati, qualche mese prima, coi compagni di Barbagia rossa, che avevano ricevuto un grosso carico di armi da trafficanti palestinesi. Arrivammo in nave da Civitavecchia: allo sbarco la polizia perquisiva e identificava i passeggeri pescandoli a casaccio. Noi fortunatamente passammo lisci. I compagni sardi che ci aspettavano all'uscita del terminal ci portarono a un bar per mangiare qualcosa. E le cose cominciarono ad andare storte. Il barista ci serviva con una lentezza ingiustificabile e pareva tenerci d'occhio. Finito di mangiare ci alzammo per pagare ma quel tizio continuava a perdere tempo. Mi incazzai e gli urlai qualche cosa. Allora lui si sbrigò e potemmo uscire. Una volta fuori, da una 128 amaranto scesero due uomini: "Polizia, documenti per favore". Io rimasi tranquillo, la mia carta d'identità era ben falsificata sul calco di quella di un ingegnere romano. Martina aveva la sua, autentica, non era ancora ricercata. Gli sbirri ce l'avevano coi tre compagni sardi, se li portarono via lasciandoci in mezzo alla strada. Allora ci incamminammo verso la stazione ferroviaria. Martina cominciava ad agitarsi e anch'io non ero tranquillo. Doveva essere arrivata una soffiata. Non ci volle molto che la 128 si rifacesse viva. Gli agenti parvero studiarci per un pò, poi ci fermarono di nuovo. "Dovreste seguirci in Questura per accertamenti. Entrate in macchina". Salimmo sul sedile posteriore senza fare storie. Una volta a bordo sussurai a Martina: "Te la senti?". Lei mi fece segno di sì. In macchina c'era solo il poliziotto al posto di guida, l'altro non era ancora montato. Tirai fuori la pistola e puntai alla testa dello sbirro al volante: un tipo in gamba, percepì il pericolo e si abbassò appena in tempo. Il proiettile centrò il parabrezza. Sparai ancora e dovetti beccarlo perchè urlò. Sgusciammo via dalla macchina e cominciarono a volare pallottole, le mie, quelle dell'altro agente e quelle di una volante che era sopraggiunta. Martina venne colpita di striscio alla testa. Una ferita superficiale, ma il sangue che colava sulla faccia la rendeva più impressionante del dovuto. Ci buttammo nelle stradine della città vecchia, aggirandoci come topi in trappola, fino a che trovammo un palazzo fatiscente in cui rifugiarci. Ci fiondammo dentro e chiudemmo il portone. Salimmo le scale sentendo i passi dei poliziotti che correvano per la via. Ci rintanammo in un locale polveroso al secondo piano, con una finestra per tenere d'occhio la strada. Tamponai la ferita di Martina con un fazzoletto, ci accucciammo in un angolo e restammo lì ad aspettare che i nostri cuori tornassero a battere a un ritmo meno forsennato. Fino a che ci addormentammo sfiniti".

Emilio si versò ancora da bere e ricominciò.

"La polizia prese a battere la zona dandoci la caccia. Noi restammo al freddo e senza cibo per tre giorni. Poi mi avventurai a comprare qualcosa da mangiare, per non morire di fame e avere energie per combattere. Feci una spesa veloce in un minimarket e rientrai, studiando il quartiere. Decidemmo di lasciare quel posto fetido per cercare un'altra sistemazione. Camminavo impugnando la pistola nascosta nel giaccone. C'erano diversi caseggiati in decadenza, deserti: ne adocchiavamo uno, forzavamo l'ingresso e ci fermavamo una notte, due al massimo, specie se c'era un gabinetto utilizzabile, cercando di allontanarci con prudenza dalla zona dove gli sbirri ci avevano segnalato. Per una settimana ci arrangiammo nella cabina di uno stabilimento balneare. Finchè decidemmo di telefonare ai compagni di Barbagia Rossa. Non mi fidavo del tutto dei nostri contatti, dopo la trappola in cui eravamo finiti, ma non potevamo tirare avanti a lungo in quello strazio. Andò tutto bene. Ci aiutarono come meglio poterono e alla fine riuscirono a farci imbarcare per Civitavecchia. Tornammo a Roma un mese dopo la nostra partenza. Sani e salvi. Fine della storia". Emilo uscì dalla stanza , senza dare a Lucia il tempo di un fiato. (..) Si fece violenza per non pensare a Martina, al perchè i loro destini avessero preso binari diversi. Non divergenti, capaci di allontanarli per sempre, ma paralleli, costringendoli a procedere affiancati nella stessa direzione, senza più potersi toccare, abbracciare, stringersi così forte da mischiare i propri respiri e i propri pensieri."

pp.164-165



L’auto crivellata di colpi il 15 febbraio 1980 in cui Antonio Savasta ed Emilia Libéra ingaggiarono conflitto a fuoco con due agenti della polizia, il brigadiere Fausto Goddi e la guardia Stefano Peralta




ritaglio l'Unità 8 aprile 1980



ritaglio l'Unità 15 aprile 1980





leggi su questo blog 6.1


martedì 26 marzo 2024

PER UNA CRITICA DELLA TEORIA CRITICA - Wendy Brown ed Agnes Heller

 


Critica-critica alla teoria critica: Brown (1) Heller (2)

La cosiddetta “critica-critica”  che Marx ed Engels, con molta punta di ironia, mossero a Bruno Bauer e agli intellettuali politici (o che avevano influenza politica) della sinistra hegeliana (premessa di un’altra forte critica, quella a Feuerbach) nell’opera scritta nel 1844 titolata appunto ironicamente “La Sacra famiglia”, pone anche a noi il compito, sulla loro scia, di fare i conti con le teorie critiche del tempo nostro. Teorie critiche di che? Delle conseguenze del sistema capitalistico occidentale e della catena imperialistica. Vanno quindi riguardate con rispetto e confrontate con serietà, per diversi motivi, tra i quali 1. sono più lette e hanno più influenza di quelle non debitrici (come loro) ma espicitamente marxiste; 2. costringono a fare i conti con le modalità nuove con cui si presenta l’assetto sociale e le modalità concrete e specifiche e che mettono a prova effettuale i princìpi e i criteri del marxismo storico, i suoi strumenti ermeneutici, la sua teoretica e prassi politica.

Ecco perchè è interessante, ad es., confrontarsi con Wendy Brown e la Heller degli anni ‘70, per i meriti delle loro analisi (in sede critica del sistema) e i limiti dell’illusione democraticistica liberal-radical, il ‘soggettivismo’ che le sottende; sempre in senso costruttivo, però, per l’utopia concreta, per una progettazione democratica integrale collettiva. Perchè anche il marxismo, o è creativo o non è. Ha fatto più danni il dogmatismo integralista o la teoria critica democratica? Ritorniamo allo spirito della ‘critica-critica’ marx-engelsiana, dunque, sebbene con le cautele interpretative suggerite da Greg Godels, cfr. “Due marxismi? (o delle “sacre famiglie” degli intellettuali)”.  fe.d.

 

http://ferdinandodubla.blogspot.com/2019/06/due-marxismi-o-delle-sacre-famiglie.html


- WENDY BROWN: il KRATOS si rende autonomo dal DEMOS 




La Wendy Brown, scrittrice prolifica sempre generosa di opere anche nella forma del pamphlet ha scritto: “è l’ordine del mercato a determinare il regime politico più funzionale alla sua logica, che sia o meno democratico. (..) il neoliberalismo è arrivato a disfarsi della democrazia liberale pur di conservare la sua egemonia, ma agisce ancora più profondamente: il suo krátos porta a disfacimento lo stesso démos.“, in “Il disfacimento del démos - la rivoluzione silenziosa del neoliberismo”, ed.or.2015 - Luiss, e.book 2023. [nb.: Un sottotitolo proprio sbagliato: quella del neoliberismo non è una rivoluzione, è una “controrivoluzione preventiva” dei potentati economici oligarchici e delle loro espressioni politiche; e poi non è affatto silenziosa, per chi la vuol sentire].

- La filosofa statunitense di ‘Occupy Wall Street’ sembra credere a un presupposto, a nostro modo errato, e cioè che possa esistere una democrazia liberale “pura”, in cui principi sbandierati e pratica politica coincidano. Sbagliato. La sua riflessione, pur essendo debitrice del marxismo, a volte dichiarato a volte no, trova il suo limite in se stessa: perchè democrazia e capitalismo sono incompatibili, inconciliabili. Quale democrazia, poi: quella della Comune di Parigi e dell’attuale confederalismo democratico nel Kurdistan è la sperimentazione di una democrazia sostanziale, in cui la sovranità è autodeterminazione popolare; la democrazia formale borghese invece può avere il “peso” di diritti civili i più ampi cancellando le tutele sociali del Welfare di tradizione socialdemocratica, svuotando dunque le prerogative costituzionali.

Dario Gentili nella prefazione ha scritto: “Nonostante dopo <Walled States> – come Brown stessa dichiara – fosse impegnata a scrivere un libro su Marx, l’emergere nelle forme della democrazia di alterazioni che ne rivelano lo stato d’emergenza l’ha condotta ad approfondire in modo dettagliato il neoliberalismo e la sua razionalità peculiare”. Auspichiamo che la filosofa dell'Università di Berkeley riprenda il suo lavoro direttamente sui testi del rivoluzionario di Treviri e possa contribuire ad una feconda intersezione con l’altra sua passione di studio, Michel Foucault. Infatti possiamo grandemente convenire con lo stesso Gentili quando mette in evidenza che “le politiche securitarie e identitarie non rappresentano una reazione alla globalizzazione neoliberale dei mercati e all’incertezza e alla precarietà che il mercato produce, sono piuttosto complementari e addirittura funzionali all’ordine neoliberale.”

È necessaria quindi non un’ennesima generica “teoria critica” ma una critica rivoluzionaria alla teoria, al modo dei giovani Marx ed Engels de “La sacra famiglia” (1944) e della ‘critica-critica’ a Bruno Bauer e la sinistra hegeliana.

[le notazioni dal testo sono dall’e.book cit.]

SOGGETTIVISMO E TEORIE DEI BISOGNI



Il concetto di benessere collettivo non è la somma del soddisfacimento dei bisogni individuali (quali poi? quelli considerati primari, quelli solo definiti secondari, la misura di entrambi, quelli indotti dal capitalismo? cfr. Agnes Heller, La teoria dei bisogni in Marx, Feltrinelli, 1974) + ma è il contesto di sistema entro il quale si maturano e sviluppano le inclinazioni e vocazioni naturali degli esseri umani ‘onnilaterali’ liberati, innanzitutto dall’alienazione a cui conduce il capitale. Fuori da questo, una concezione filosofica, pur originata dalla lettura di Marx, cade inevitabilmente nel soggettivismo, cioè, in questo caso, la centralità del soggetto individuale e non del soggetto collettivo.

 - Il sé si costituisce individualmente in quanto auto-valorizzazione e non più in quanto appartenente a un démos; le stesse istituzioni tradizionalmente rivolte al démos come la formazione, l’istruzione, l’amministrazione della giustizia – che Brown analizza a partire dalla realtà degli Stati Uniti ma che trovano puntuali conferme anche in Italia e altrove – rispondono ormai alla logica del mercato, che le configura in quanto ambienti per estrarre valore dall’investimento che ognuno e ognuna fa sul proprio capitale umano. (Dario Gentili, prefazione a  Wendy Brown 2023, cit.)

“il neoliberismo trasforma ogni ambito e sforzo umano, e gli esseri umani stessi, secondo un’immagine specifica di quello economico. Ogni condotta è una condotta economica; (..) l’homo oeconomicus di oggi è un pezzo di capitale umano profondamente costruito e governato, incaricato di migliorare e influenzare il proprio posizionamento competitivo aumentando il valore di portafoglio (monetario e non) in tutte le sue imprese e sedi.

(W.Brown, cit. da e.book, § corrispondenti)

+ Nota - Agnes Heller in Italia 

I “bisogni radicali”, che sono il centro dell’intero discorso critico con cui Heller interpreta Marx, sono anche la chiave che ci serve per comprendere la condizione che stiamo tuttora vivendo. (..) la soggettività è ridotta ogni giorno di più alla dimensione del consumatore (P.A.Rovatti, e.book, cit. § 63/500) con implicito riferimento alla “società liquida” di Zygmunt Bauman


(cfr.  OMOLOGAZIONE E ALIENAZIONE, http://ferdinandodubla.blogspot.com/2017/03/omologazione-e-alienazione.html

 

 + Pier Aldo Rovatti, studioso della Heller e prefatore delle varie edizioni negli anni della sua opera (1974, 1977, 2021)

 + Enzo Paci ospita negli stessi anni nella sua rivista Aut Aut i contributi della Heller, “il tema dei bisogni era già da tempo all’ordine del giorno nell’ambito di quell’incontro tra fenomenologia e marxismo che Paci aveva proposto all’inizio degli anni Sessanta e poi fatto crescere con libri, saggi e seminari (nel contesto del suo insegnamento di Filosofia teoretica all’Università Statale di Milano)”, P.A.Rovatti, cit. L’Aut Aut della rivista fondata da Paci nel 1951 in questo caso dall’opera di Kierkegaard che origina la teoresi storica dell’ esistenzialismo, diventa l’aut aut helleriano (superato) tra bisogni e desideri. + Le categorie utilizzate dalla filosofa per definire il concetto di bisogno sono ben sintetizzate al centro dell’articolo La teoria, la prassi e i bisogni umani pubblicato dalla rivista nel nr.135 del 1973.




“Seguendo l’impostazione di Marx, Heller inserisce un tipo particolare di bisogno qualitativo, chiamato bisogno radicale, che sorge nel contesto della società capitalistica ma, impossibilitato a esprimersi pienamente in tale tipo di società, punta al superamento della stessa [Heller A., op. cit., pp. 63; 81-104]. La Heller si allontana tuttavia da Marx: d’accordo con lui che i bisogni radicali siano prodotti dall’estraneazione del capitalismo stesso, ritiene tuttavia che con il sorgere della consapevolezza di tali bisogni irrompa nella storia l’elemento indeterminabile per eccellenza, la soggettività, la cui capacità di scegliere fra alternative esistenziali costituisce una condizione di imprescindibile libertà, più forte di qualunque necessità storicistica”, cfr. Michele Bortolini, “Agnes Heller e la teoria dei bisogni umani”, 

in Academia edu https://www.academia.edu/40607124/AGNES_HELLER_E_LA_TEORIA_DEI_BISOGNI_UMANI

 

Capitolo primo

Osservazioni preliminari: il concetto marxiano di bisogno

Riassumendo le proprie scoperte economiche, rispetto all’economia politica classica, Marx elenca i seguenti punti:

 1. Elaborazione della teoria secondo la quale il lavoratore vende al capitalista non il suo lavoro, ma la sua forza-lavoro.                       

 2. 2. Elaborazione della categoria generale del plusvalore e sua dimostrazione (profitto, salario e rendita fondiaria sono soltanto forme fenomeniche del plusvalore).

 3. 3. Scoperta del significato del valore d’uso (Marx scrive che le categorie valore e valore di scambio non sono nuove, ma sono riprese dall’economia politica classica). Se si analizzano le tre scoperte che Marx si attribuisce, non è difficile dimostrare che in qualche modo sono costruite tutte sul concetto di bisogno. [..]

anche la produzione di plusvalore soddisfa un bisogno (il “bisogno” di valorizzazione del capitale). Con i bisogni però Marx definisce anche la possibilità di produzione del plusvalore.

Attraverso l’intera opera di Marx riaffiora costantemente il pensiero che la possibilità di produrre plusvalore si realizza quando una determinata società è capace di produrre più di quanto basta per la soddisfazione dei suoi “bisogni vitali”. Marx non afferma certamente che la produzione di plusvalore avvenga in ogni caso del genere, ma solo che non è possibile senza questo surplus.

Agnes Heller, La teoria dei bisogni in Marx, con prefazione di Pier Aldo Rovatti, Mimesis, 2023, e-book,  § corrispondenti

#ferdinandodubla 

pregi e limiti #teoriacritica